La psicologia e il fitness : sinonimi o contrari ?

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Sono sicura che molti di voi alla parola Fitness associano immagini di palestre frequentate da uomini muscolosi (e non! ), sale piene di donne perfette vestite in guaine attillate e colorate che si muovono all’unisono a ritmo di musica ( stile Jane Fonda ),

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e qualcuno probabilmente, immaginerà un luogo frequentato da corpi scolpiti e longilinei, dove  il ritratto della salute e della bellezza la fanno da padrona. Immagini a dir poco piacevoli, visto che vi offrono la scusante di guardavi bene dall’iniziare qualsiasi attivita’ fisica! Neanche se a chiedervelo sono i pantaloni, ormai stanchi di essere abbandonati per sempre ad ogni cambio stagione, o il vostro medico che vi ha appena manifestato serie preoccupazioni per la salute delle vostre arterie!                                                                                       Cosa vi succede invece, quando sentite la parola psicologia? Alla quasi totalità di voi sara’ già comparso davanti agli occhi un vecchietto barbuto, con gli occhialini e una persona stesa su un lettino; il primo ascolta e scrive, la seconda parla.

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Beh, vediamo come stanno le cose  in realtà.                                                                                                       Il termine Fitness e’ mutuato dalla biologia, dove sta a indicare il successo riproduttivo degli individui e quindi la capacita’ di trasmettere il proprio patrimonio genetico alle generazioni future. Tale idoneita’ risulta direttamente influenzata dalla capacita’ di adattamento all’ambiente circostante e quindi di sopravvivenza. Non a caso, quindi, il termine e’ migrato nel campo dello sport, attivita’ che se praticata costantemente influisce direttamente sulle condizioni che determinano la salute della persona. Il concetto di salute a cui facciamo internazionalmente riferimento, corrisponde a quello dell’ Organizzazione Mondiale della Sanita’ , che lo definisce come uno stato di benessere di tutti gli aspetti costitutivi della persona: l’aspetto fisico e quindi biologico, l’aspetto mentale e l’aspetto sociale, ovvero la qualita’ delle relazioni e il nostro modo di stare con gli altri. In base a questa prospettiva, quindi, stare bene non significa solo assenza di malattia, ma corrisponde all’equilibrio di tutte le nostre componenti, espresso quindi  egregiamente dalla parola Fitness. In questo termine oggi rientrano molte diverse discipline legate all’attività fisica in genere, rimanendo pero’ esclusivamente legato a quelle categorie, ci si dimentica degli altri aspetti del benessere ( psicologico e sociale ).

Ora possiamo sfatare il mito del fitness patinato, infatti chi qualche volta ha messo piede in palestra, sa bene che spesso odora di sudore e che non sono tutti figli di Schwarzenegger ma che anche Mr. Bean fa attività’ fisica costante ( e se la fa lui perché non potresti farla tu! ), e che se l’unica tuta che hai nell’armadio e’ quella dell’adidas degli anni 80, beh, probabilmente sei il più figo della combriccola!                                                               L’immagine evocata dello psicologo, invece, corrisponde all’opinione comune ancora prevalente che egli cura i “malati mentali”. Fortunatamente la nostra professione si occupa in larga parte di promuovere il benessere tra i chi “sta bene” che non a curare le patologie. Oggi lo psicologo e’ un operatore di benessere che agisce utilizzando delle tecniche afferenti alla psicologia positiva; egli si affianca alla persona per creare le condizioni che le permettano il raggiungimento degli obiettivi all’interno di una dimensione di equilibrio psico-fisico. In questo percorso, lo psicologo si puo’ avvalere di tecniche per la gestione delle emozioni e per il rilassamento, tecniche di visualizzazione, self talk o neuro-biofeedback, per aumentare la percezione di se’ e del proprio corpo, egli collabora con la persona per incrementare motivazione ed autostima e creare le condizioni affinché questa aumenti il grado di benessere percepito che le permettera’ di migliorare la performance e raggiungere i propri obiettivi.

Prima della Platoniana divisione mente-corpo, la loro inseparabile influenza reciproca era data per scontata. Con l’avvento di Cartesio e del positivismo  ottocentesco le cose sono cambiate e si e’ affidato il benessere del corpo a chi parla solo di corpo e il benessere della mente a chi parla solo di psiche. Fortunatamente la tendenza sta andando verso una nuova integrazione delle due dimensioni umane, ma, ahime’, la strada e’ molto lunga, almeno quanto il tempo che e’ occorso alla storia per separarli. Traducendo tutto questo in fatti esperibili quotidianamente, significa che quando sentiamo mani e piedi caldi dopo un allenamento e lo attribuiamo al movimento fatto, dobbiamo ricordare che qualcosa in quel momento sta accadendo anche dentro il nostro cervello, tant’e’ vero che  a qualcuno sarà successo di ritrovarsi un po’ più sorridente uscendo dalla palestra rispetto a quando vi e’ entrato! ( Se non vi e’ successo provate a notarlo al prossimo work out!). Ugualmente, l’atteggiamento mentale con cui affrontiamo la seduta in palestra condiziona l’attivazione del nostro corpo durante gli esercizi: avete mai provato, magari aiutati dal tecnico, a valutare l’esecuzione di un esercizio mentre pensate a cosa farete quando uscirete dalla palestra e a valutarlo eseguendolo mentre pensate al movimento che state facendo con il vostro corpo? Ecco se provate, noterete delle differenze che sono imputabili  alla vostra mente e all’influenza che questa ha sul corpo, e’ quello che in linguaggio psicologico si chiama visualizzazione, mental training, e che influisce abbondantemente sul numero di fibre muscolari reclutate e sulla performance.                                                                                                L’ evoluzione di tutte le branche della medicina, cosi come delle discipline sportive, sta veleggiando verso nuova rotta, che con il tempo permettera’ alle persone di sostituire il concetto di  “cura” con il concetto di “prendersi cura”, dove il protagonista principale del proprio stare bene e’ la persona ( e non il medico!) quale unica “esperta” di “cosa e’ bene” e “cosa e’ male per se’”, affiancata da una sinergia di più professionisti specializzati. Solo così riusciremo ad avvicinarci alla magnifica complessità che caratterizza la nostra individualità!                                     BV_Elisa_forlin

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